Campionamento ed analisi chimiche e microbiologiche in ottemperanza alle normative vigenti nel settore ambientale.
L’art. 186 del D.Lgs. 152/06 così come modificato dal D.Lgs. 4/08, costituisce la disciplina di riferimento attuale per la gestione delle terre e rocce da scavo e fornisce i criteri e le modalità di riutilizzo delle medesime (per reinterri, riempimenti, rimodellazioni etc) qualora classificate come sottoprodotti, prevedendone al contrario l'assoggettamento alla disciplina dei rifiuti nel caso in cui il loro utilizzo non rispetti le condizioni prescritte da tale articolo. La normativa prevede inoltre che le terre e rocce da scavo possano essere utilizzate per interventi di miglioramento ambientale previa valutazione della compatibilità ambientale con i siti a cui sono destinate. Il laboratorio Bioricerche dispone della competenza e della strumentazione necessarie per determinare la presenza di agenti contaminanti (come metalli pesanti, idrocarburi, amianto) e valutare la compatibilità di terre e rocce da scavo relativamente alle destinazioni d’uso sulla base delle loro caratteristiche chimiche, fisiche e geotecniche.
I rifiuti possono essere divisi in tre tipologie: rifiuti pericolosi, rifiuti non pericolosi, rifiuti che a secondo delle analisi possono avere codici speculari e quindi possono essere pericolosi o non pericolosi.
I rifiuti non pericolosi sono quelli che a priori in base al processo che li ha generati vengono identificati sempre come non pericolosi, senza la necessità di effettuare una sofisticata indagine chimica. Ad esempio rifiuti della raccolta differenziata come carta, vetro, ecc., è intuitivo a priori classificarli sempre come non pericolosi senza procedere con alcuna indagine chimica.
I rifiuti pericolosi vengono sempre classificati come tali ma non è detto che non richiedano un’analisi chimica. Infatti se di un rifiuto pericoloso conosciamo bene la composizione possiamo attribuirgli una frase o più frasi di rischio HP (caratteristiche di corrosività HP8, di tossicità acuta HP6, di tossicità per la riproduzione HP10). Ma se non conosciamo a priori a quali pericolosità andiamo incontro (se all’infiammabilità, se alla tossicità, ecc..) abbiamo necessità di effettuare un’analisi chimica per capirlo.
I rifiuti cosiddetti a specchio sono quelli in cui la pericolosità o meno non è definibile a priori, quindi necessitano di un’analisi chimica per definirlo. Ad esempio i rifiuti aventi codice CER
070111* fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, contenenti sostanze pericolose
070112 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 070111, si definiscono a specchio perché è sempre presente una coppia di codici, una pericolosa e l’altra no. Per attribuirgli il codice giusto è necessario effettuare un’analisi chimica che stabilisca se le concentrazioni siano all’interno o meno di livelli soglia stabiliti.
Il compost è un materiale organico risultante dalla decomposizione naturale di scarti organici raccolti in modo selettivo, trattati secondo norme di igiene e di sicurezza e nel rispetto delle normative italiane in materia di fertilizzanti.
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